Tra i cimiteri degli alberi lungo le rive del Brenta.

Un argomento delicato quello degli alberi lungo gli argini. Ma qual'è il rischio? L’argine a Campese (VI) in destra Brenta sembra un campo di battaglia. Ne sa qualcosa la famiglia Pontarollo, che vive in contrà Fietto, a tu per tu con il fiume. Dietro la loro casa si contano a decine gli alberi riversi sull'argine, su un fazzoletto di terra lungo qualche centinaia di metri. Intrappolati nella sterpaglia, nel bel mezzo del greto oggi in larga parte asciutto per la siccità in corso. Alberi crollati, spazzati via dalla furia del vento che ha investito questa parte del fiume a fine ottobre, nelle stesse ore in cui il resto della città affrontava la grande piena che per poco non si portava via anche il Ponte degli Alpini.
«Abbiamo previsto una serie di attività di recupero e di pulizia degli argini del Brenta – conferma l’assessore ai lavori pubblici di Bassano Roberto Campagnolo -. Le operazioni dovrebbero partire in febbraio». Operazioni che, se la scarsità di piogge dovesse prolungarsi ancora, potrebbero essere agevolate proprio dalla siccità. Anche nell’argine tra Nove e Cartigliano la situazione non è del tutto tornata alla normalità. Più che con il vento, qui le rive hanno dovuto fare i conti con gli alberi crollati a monte e trascinati a valle dalla furia del fiume. Ci sono ancora diversi esemplari incastrati, in particolare sulla riva destra a sud del ponte della superstrada.







 

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