Alluvione ed alluvioni in Veneto; alcune riflessioni di Emanuele Martino
Riportiamo un interessantissimo articolo redatto dal nostro amico Emanuele Martino, da anni impegnato al nostro fianco nella lotta per difendere il Veneto e i suoi cittadini da altre tragedie, disastrose, come quelle accadute nel 1966 e nel 2010. A fine articolo è presente il link al suo blog personale, buona lettura.
A sei anni dalla drammatica all’alluvione del 2010, e dopo mezzo secolo dall’alluvione del
1966, vi invio un mio articolo di riflessione, che pubblicherò sul mio blog
emanuelemartino.wordpress.com e su http://www.acqueurbane.it.
Se c’è qualche inesattezza o qualche riflessione che volete fare potete
inserire un commento a fondo pagina, rispondo volentieri.
1966, vi invio un mio articolo di riflessione, che pubblicherò sul mio blog
emanuelemartino.wordpress.com e su http://www.acqueurbane.it.
Se c’è qualche inesattezza o qualche riflessione che volete fare potete
inserire un commento a fondo pagina, rispondo volentieri.
I temi sono:
1 – Le opere necessarie alla salvaguardia idraulica post 1966
2 – Le responsabilità politiche della mancata realizzazione
3 – La solidarietà e l’aiuto reciproco nei giorni drammatici dell’alluvione
4 – Gli argini sono stati rotti dall’uomo?
5 – L’idrovia Padova-mare nel sistema delle opere da realizzare
1 – Le opere necessarie alla salvaguardia idraulica post 1966
2 – Le responsabilità politiche della mancata realizzazione
3 – La solidarietà e l’aiuto reciproco nei giorni drammatici dell’alluvione
4 – Gli argini sono stati rotti dall’uomo?
5 – L’idrovia Padova-mare nel sistema delle opere da realizzare
1 – Dopo l’evento alluvionale del 1966 una commissione di esperti, la Commissione de Marchi,
indicò quali erano le opere da realizzare per la messa in sicurezza dei fiumi del Veneto
Per chi volesse scaricare i corposi atti di tale Commissione li può trovare sul sito del Censu:
http://www.censu.it/relazione-de-marchi/
Ma dei vari serbatoi “a esclusivo uso di piena”, da realizzare in montagna per trattenere
all’occorrenza le acque, venne realizzato solo quello del Ravedis sul fiume Meduna, e solo
perché aveva una funzione elettro-irrigua. Ricordo che nel 2010 la diga del Corlo trattenne
parte delle acque del Cismon, importante tributario del Brenta (“el Brenta no xe Brenta se il Cismon no geh dà na spenta”).
indicò quali erano le opere da realizzare per la messa in sicurezza dei fiumi del Veneto
Per chi volesse scaricare i corposi atti di tale Commissione li può trovare sul sito del Censu:
http://www.censu.it/relazione-de-marchi/
Ma dei vari serbatoi “a esclusivo uso di piena”, da realizzare in montagna per trattenere
all’occorrenza le acque, venne realizzato solo quello del Ravedis sul fiume Meduna, e solo
perché aveva una funzione elettro-irrigua. Ricordo che nel 2010 la diga del Corlo trattenne
parte delle acque del Cismon, importante tributario del Brenta (“el Brenta no xe Brenta se il Cismon no geh dà na spenta”).
2 – Dopo l’alluvione del 1966, complice la stasi idrologica (non ci furono altri eventi gravi),
il fronte contrario alla realizzazione delle dighe “prese piede”; inoltre una classe politica a
livello nazionale e locale assolutamente inadeguata, invece di procedere alla realizzazione di tali “grandi opere” e di operare sulla gestione del consenso con la cittadinanza lasciò che si procedesse ad un dissennato consumo del territorio, con creazione di zone
industriali/artigianali un po’ ovunque e un’ingente cementificazione del territorio, in
aggiunta ad una progressiva polverizzazione delle competenze in materia idraulica tra vari
Enti.
Basti solo pensare che oggi la modifica dell’invaso della diga di Meda sull’Astico è impedito
dalla collocazione di una zona industriale.
Il consumo di suolo in Italia è stato stimato in 4 metri quadri al secondo, dati ISPRA 2016.
il fronte contrario alla realizzazione delle dighe “prese piede”; inoltre una classe politica a
livello nazionale e locale assolutamente inadeguata, invece di procedere alla realizzazione di tali “grandi opere” e di operare sulla gestione del consenso con la cittadinanza lasciò che si procedesse ad un dissennato consumo del territorio, con creazione di zone
industriali/artigianali un po’ ovunque e un’ingente cementificazione del territorio, in
aggiunta ad una progressiva polverizzazione delle competenze in materia idraulica tra vari
Enti.
Basti solo pensare che oggi la modifica dell’invaso della diga di Meda sull’Astico è impedito
dalla collocazione di una zona industriale.
Il consumo di suolo in Italia è stato stimato in 4 metri quadri al secondo, dati ISPRA 2016.
3 – Sia l’alluvione del 1966 che quella del 2010 con il loro carico di distruzione, perdita di
vite umane, perdita di abitazioni e ingenti danni materiali, misero in moto un’ondata di
solidarietà, dagli angeli del fango di Firenze, all’ospitalità degli sfollati, alle raccolte
alimentari e fondi. Questo è un dato che va ricordato, perché la solidarietà e la vicinanza a
chi ha avuto l’unica sfortuna di avere la casa in un terreno più basso del tuo (io abito a
Nord-Ovest della rotta) non devono mai mancare.
vite umane, perdita di abitazioni e ingenti danni materiali, misero in moto un’ondata di
solidarietà, dagli angeli del fango di Firenze, all’ospitalità degli sfollati, alle raccolte
alimentari e fondi. Questo è un dato che va ricordato, perché la solidarietà e la vicinanza a
chi ha avuto l’unica sfortuna di avere la casa in un terreno più basso del tuo (io abito a
Nord-Ovest della rotta) non devono mai mancare.
4 – In entrambe le alluvioni (1966 e 2010) si è parlato di rotte causate per far defluire
l’acqua in certe aree, privilegiando la salvezza di altre.
In particolare tale “ipotesi” è stata formulata per la rotta dell’argine del Piovego nel 1966 e
per la rotta dell’argine del Roncajette a Ponte san Nicolò nel 2010.
Ebbene nel primo caso la rotta è stata purtroppo “favorita” dall’uso della sommità arginale
destra come percorso carrabile, quindi 30 cm più basso dell’altro argine, cosa che di fatto
protesse la Zona Industriale di Padova, all’epoca sviluppata principalmente a Nord del Piovego.
Nel secondo caso le indagini dei Carabinieri prima e della Procura della Repubblica non
dimostrarono interventi da parte dell’uomo.
Nel caso della procura “le alluvioni che hanno colpito in particolare i comuni di Casalserugo, Bovolenta, Selvazzano e Ponte San Nicolò hanno un colpevole ed è la cattiva gestione da parte della politica” … “le norme che disciplinano i corsi d’acqua sono farraginose. Tutta la procedura normativa è di difficile interpretazione” (Gazzettino 1/3/2016). Quindi non un intervento di rottura di un argine ma il sedimentarsi di responsabilità tra vari Enti, in un pluridecennale accavallarsi di norme e
passaggi di competenze.
Ebbene sarebbe bene che tali “ipotesi” non distogliessero l’attenzione dalla necessità,
improrogabile e irrinunciabile, di monitorare e mantenere in perfetto stato gli argini dei
fiumi, soprattutto quelli soggetti a forti stress in condizioni di piena.
5 – In questo quadro diventa improrogabile il completamento dell’Idrovia Padova-mare, in quanto tassello importante per la gestione dello svaso delle acque del sistema Brenta-Bacchiglione (i due fiumi sono strettamente connessi), come indicato dagli studi del prof. d’Alpaos fin dalla metà degli anni Novanta e come richiesto in più occasioni dai Comitati Uniti per il completamento dell’Idrovia e dal Comitato Intercomunale Brenta Sicuro, e come indicato subito dopo la piena del 1966 dall’ing. Gusso, uno dei progettisti dell’Idrovia stessa, monito purtroppo dimenticato.
l’acqua in certe aree, privilegiando la salvezza di altre.
In particolare tale “ipotesi” è stata formulata per la rotta dell’argine del Piovego nel 1966 e
per la rotta dell’argine del Roncajette a Ponte san Nicolò nel 2010.
Ebbene nel primo caso la rotta è stata purtroppo “favorita” dall’uso della sommità arginale
destra come percorso carrabile, quindi 30 cm più basso dell’altro argine, cosa che di fatto
protesse la Zona Industriale di Padova, all’epoca sviluppata principalmente a Nord del Piovego.
Nel secondo caso le indagini dei Carabinieri prima e della Procura della Repubblica non
dimostrarono interventi da parte dell’uomo.
Nel caso della procura “le alluvioni che hanno colpito in particolare i comuni di Casalserugo, Bovolenta, Selvazzano e Ponte San Nicolò hanno un colpevole ed è la cattiva gestione da parte della politica” … “le norme che disciplinano i corsi d’acqua sono farraginose. Tutta la procedura normativa è di difficile interpretazione” (Gazzettino 1/3/2016). Quindi non un intervento di rottura di un argine ma il sedimentarsi di responsabilità tra vari Enti, in un pluridecennale accavallarsi di norme e
passaggi di competenze.
Ebbene sarebbe bene che tali “ipotesi” non distogliessero l’attenzione dalla necessità,
improrogabile e irrinunciabile, di monitorare e mantenere in perfetto stato gli argini dei
fiumi, soprattutto quelli soggetti a forti stress in condizioni di piena.
5 – In questo quadro diventa improrogabile il completamento dell’Idrovia Padova-mare, in quanto tassello importante per la gestione dello svaso delle acque del sistema Brenta-Bacchiglione (i due fiumi sono strettamente connessi), come indicato dagli studi del prof. d’Alpaos fin dalla metà degli anni Novanta e come richiesto in più occasioni dai Comitati Uniti per il completamento dell’Idrovia e dal Comitato Intercomunale Brenta Sicuro, e come indicato subito dopo la piena del 1966 dall’ing. Gusso, uno dei progettisti dell’Idrovia stessa, monito purtroppo dimenticato.
Aver valutato l’Idrovia dal solo punto di vista trasportistico, senza averne approfondito prima d’ora gli aspetti di rilevanza idraulica e di valenza come corridoio ambientale, è stato limitante ed errato, ed oggi si deve porre rimedio.
Fonti:
Luigi d’Alpaos intervista in: http://nuovavenezia.gelocal.it/regione/2010/11/13/news/d-alpaos-
ecco-perche-siamo-andati-sott-acqua-e-succedera-di-nuovo-1.1355557
http://www.unipd.it/ilbo/content/alluvioni-veneto-si-sapeva-anticipo
Sulla Diga di Meda http://video.repubblica.it/cronaca/piovene-rocchette-la-diga-mai-
realizzata/58879/57810
Luigi d’Alpaos intervista in: http://nuovavenezia.gelocal.it/regione/2010/11/13/news/d-alpaos-
ecco-perche-siamo-andati-sott-acqua-e-succedera-di-nuovo-1.1355557
http://www.unipd.it/ilbo/content/alluvioni-veneto-si-sapeva-anticipo
Sulla Diga di Meda http://video.repubblica.it/cronaca/piovene-rocchette-la-diga-mai-
realizzata/58879/57810
Sugli angeli del fango di Firenze: Erasmo d’Angelis, “Angeli del fango. La meglio gioventù
nella Firenze dell’alluvione a 50 anni di distanza”, Giunti, Firenze, 2016.
nella Firenze dell’alluvione a 50 anni di distanza”, Giunti, Firenze, 2016.
La rotta dell’argine del Piovego:http://www.comune.vigonovo.ve.it/upload/1/dialogo-15.pdf
Le rotte del 2010:
http://corrieredelveneto.corriere.it/padova/notizie/cronaca/2010/10-dicembre-2010/alluvione-
argini-ko-fu-solo-colpa-dell-acqua-18146884306.shtml (indagine carabinieri)
Corriere del Veneto, 01/03/2016, Alluvione 2010 inchiesta verso l`archiviazione
Gazzettino, 01/03/2016, Colpa della politica , ma nessun responsabile (indagine Procura)
Le rotte del 2010:
http://corrieredelveneto.corriere.it/padova/notizie/cronaca/2010/10-dicembre-2010/alluvione-
argini-ko-fu-solo-colpa-dell-acqua-18146884306.shtml (indagine carabinieri)
Corriere del Veneto, 01/03/2016, Alluvione 2010 inchiesta verso l`archiviazione
Gazzettino, 01/03/2016, Colpa della politica , ma nessun responsabile (indagine Procura)
L’idrovia Padova-mare:
Luigi d’Alpaos, “Fatti e misfatti di idraulica lagunare”, IVSLA, 2010.
L. Scalco, “L’idrovia Venezia-Padova tra storia e politica. Un’antica aspirazione, una «fusione
d’intenti»?”, Cleup, 2004.
Luigi d’Alpaos, “Fatti e misfatti di idraulica lagunare”, IVSLA, 2010.
L. Scalco, “L’idrovia Venezia-Padova tra storia e politica. Un’antica aspirazione, una «fusione
d’intenti»?”, Cleup, 2004.
Articolo originale: https://emanuelemartino.wordpress.com/2016/10/31/alluvione-ed-alluvioni-in-veneto-alcune-riflessioni/
Blog integrale: https://emanuelemartino.wordpress.com/
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